Come annunciato qualche ora fa,
sul blog ci sarà un appuntamento fisso (e ovviamente questa cosa è aperta anche
agli altri autori) e sarà relativo al cinema. Questo appuntamento vorrà essere
un po’ una recensione, un po’ un consiglio, come di quelli che si darebbero tra
amici, un po’ uno spunto di riflessione per chi il film lo ha già visto e vuole
condividere sfumature, piccoli significati e riflessioni che portano ad
apprezzare molto di più il film in questione.
Ok, ho capito, ho già scritto un post
poco tempo fa, però questo è diverso, quindi sorbitevi un po’ di questa
pappardella, e poi magari vi viene in mente di vedere il film che vi consiglio,
e vi invito a commentare questo post.
Il film di cui vi parlo oggi ha
un titolo che tutto farebbe intuire, fuorché un film di un livello davvero
molto alto: La mia vita è uno zoo (tratto da una storia vera).
Il titolo porterebbe a pensare
che si tratti di uno di quei film un po’ stupidi, e invece no. È un film di una
delicatezza fuori dal comune, un film che già a partire dalla fotografia, dai
colori utilizzati ti porta nel caldo abbraccio di un gruppo-famiglia come
quello protagonista del film.
Brevemente la trama (ancora grazie a wiki ;) )
Sconvolto dalla morte della
moglie, Benjamin Mee decide di rivoluzionare la propria vita e quella dei
figli, lasciando il (redditizio) lavoro di reporter e decidendo di cambiare
casa. Ma c'è un problema: la casa "ideale" che lui sceglie si trova
in un vecchio e decrepito zoo, completo di 200 animali esotici e "lontano
9 miglia dal negozio di alimentari più vicino". La casa, per contratto, può essere acquistata solo da
un acquirente che prometta di mantenere attivo lo zoo. Nonostante i numerosi
imprevisti (economico-finanziari, di gestione famigliare ed elaborazione del
lutto), Ben e i due figli riusciranno con tenacia a rendere presentabile lo
zoo, in quella che a tutti gli effetti si tramuta in una sfida che si carica di
ben altri significati (il tutto con l'aiuto di una stravagante compagnia di
inservienti, capeggiata dal personaggio di Scarlett Johansson).
Il film così relegato nelle poche
righe di una trama scritta da qualcuno sembra essere davvero un film qualsiasi,
ma fidatevi che non lo è. L’avventura che la famiglia affronta, e in
particolare il capofamiglia (Matt Damon) è ricca di episodi che hanno
significati nascosti rintracciabili confrontando ciò che succede al personaggio
con ciò che avviene nel mondo animale che lo circonderà.
Un esempio su tutti, e non li
dico tutti per non rovinarvi il film, è quello della vicenda della tigre Spar.
La tigre è malata e tutti
consigliano a Ben di farla sopprimere perché non ce la fa più. Lui si ostina a
curarla, cerca di starle vicino, di darle medicine, ma la tigre rinuncia ad
essere aiutata, vuole apparire più forte ma non lo è. Ad un certo punto capisce
che non può farcela più e decide che è pronta ad andare via, e anche Ben si
accorge di questo, e la lascia andare. Ma dappertutto tiene vivo il suo ricordo
utilizzando un disegno del figlio come nuovo logo dello zoo, un disegno che
ritrae proprio quella tigre e che lui piazza ovunque, così come lui in giro per
la città vedeva dappertutto la sua moglie ormai morta. Ecco, alla luce di
quanto vi ho scritto ora, provate a guardare il film, a scorgere le vicende che
superficialmente sembrano solo di contorno al film ma che in realtà sono
colonne portanti dello stesso, perché accompagnano il protagonista lungo un
viaggio che lo vedeva concentrato sugli esseri umani, che lo ha visto più
concentrato sugli animali una volta che l’essere umano che più contava per lui
lo ha abbandonato, ma che lo ha visto ritornare a vivere da umano alla chiusura
del circolo delle vicende.
Chiaramente aspettatevi anche
qualche lacrima, io perlomeno mi sono commosso tutto il film, ma sono
abbastanza sensibile al bel cinema, e non me ne vergogno ;).
Insomma, questo è il film che vi
consiglio questa settimana.
Sai, a volte tutto ciò di cui hai bisogno sono venti secondi di coraggio
folle. Letteralmente, venti secondi di audacia imbarazzante. E ti assicuro che
ne verrà fuori qualcosa di grande.
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