mercoledì 10 luglio 2013

La mia vita è uno zoo

Come annunciato qualche ora fa, sul blog ci sarà un appuntamento fisso (e ovviamente questa cosa è aperta anche agli altri autori) e sarà relativo al cinema. Questo appuntamento vorrà essere un po’ una recensione, un po’ un consiglio, come di quelli che si darebbero tra amici, un po’ uno spunto di riflessione per chi il film lo ha già visto e vuole condividere sfumature, piccoli significati e riflessioni che portano ad apprezzare molto di più il film in questione.
Ok, ho capito, ho già scritto un post poco tempo fa, però questo è diverso, quindi sorbitevi un po’ di questa pappardella, e poi magari vi viene in mente di vedere il film che vi consiglio, e vi invito a commentare questo post.
Il film di cui vi parlo oggi ha un titolo che tutto farebbe intuire, fuorché un film di un livello davvero molto alto: La mia vita è uno zoo (tratto da una storia vera).
Il titolo porterebbe a pensare che si tratti di uno di quei film un po’ stupidi, e invece no. È un film di una delicatezza fuori dal comune, un film che già a partire dalla fotografia, dai colori utilizzati ti porta nel caldo abbraccio di un gruppo-famiglia come quello protagonista del film.
Brevemente la trama (ancora grazie a wiki ;) )

Sconvolto dalla morte della moglie, Benjamin Mee decide di rivoluzionare la propria vita e quella dei figli, lasciando il (redditizio) lavoro di reporter e decidendo di cambiare casa. Ma c'è un problema: la casa "ideale" che lui sceglie si trova in un vecchio e decrepito zoo, completo di 200 animali esotici e "lontano 9 miglia dal negozio di alimentari più vicino". La casa, per contratto, può essere acquistata solo da un acquirente che prometta di mantenere attivo lo zoo. Nonostante i numerosi imprevisti (economico-finanziari, di gestione famigliare ed elaborazione del lutto), Ben e i due figli riusciranno con tenacia a rendere presentabile lo zoo, in quella che a tutti gli effetti si tramuta in una sfida che si carica di ben altri significati (il tutto con l'aiuto di una stravagante compagnia di inservienti, capeggiata dal personaggio di Scarlett Johansson).

Il film così relegato nelle poche righe di una trama scritta da qualcuno sembra essere davvero un film qualsiasi, ma fidatevi che non lo è. L’avventura che la famiglia affronta, e in particolare il capofamiglia (Matt Damon) è ricca di episodi che hanno significati nascosti rintracciabili confrontando ciò che succede al personaggio con ciò che avviene nel mondo animale che lo circonderà.
Un esempio su tutti, e non li dico tutti per non rovinarvi il film, è quello della vicenda della tigre Spar.
La tigre è malata e tutti consigliano a Ben di farla sopprimere perché non ce la fa più. Lui si ostina a curarla, cerca di starle vicino, di darle medicine, ma la tigre rinuncia ad essere aiutata, vuole apparire più forte ma non lo è. Ad un certo punto capisce che non può farcela più e decide che è pronta ad andare via, e anche Ben si accorge di questo, e la lascia andare. Ma dappertutto tiene vivo il suo ricordo utilizzando un disegno del figlio come nuovo logo dello zoo, un disegno che ritrae proprio quella tigre e che lui piazza ovunque, così come lui in giro per la città vedeva dappertutto la sua moglie ormai morta. Ecco, alla luce di quanto vi ho scritto ora, provate a guardare il film, a scorgere le vicende che superficialmente sembrano solo di contorno al film ma che in realtà sono colonne portanti dello stesso, perché accompagnano il protagonista lungo un viaggio che lo vedeva concentrato sugli esseri umani, che lo ha visto più concentrato sugli animali una volta che l’essere umano che più contava per lui lo ha abbandonato, ma che lo ha visto ritornare a vivere da umano alla chiusura del circolo delle vicende.
Chiaramente aspettatevi anche qualche lacrima, io perlomeno mi sono commosso tutto il film, ma sono abbastanza sensibile al bel cinema, e non me ne vergogno ;).
Insomma, questo è il film che vi consiglio questa settimana.

Sai, a volte tutto ciò di cui hai bisogno sono venti secondi di coraggio folle. Letteralmente, venti secondi di audacia imbarazzante. E ti assicuro che ne verrà fuori qualcosa di grande.




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