venerdì 11 ottobre 2013

Siamo fatti della stessa materia... (?)

Questa settimana ho avuto la fortuna di ascoltare una persona di grandissima cultura e che stimo molto per la preparazione che ha, ma non per le sue idee. Il passaggio  che più di tanti altri mi ha portato a riflettere è allo stesso tempo il fondamento di tutte le idee degli atei e materialisti del mondo: noi siamo materia. 
La nostra vita è solo una catena, una unione incredibile di spirali, una mera congiunzione dei 90 e passa elementi mendeleeviani. L'universo, la terra, le stelle, le piante, noi, gli animali siamo uguali, il risultato dell'interazione delle grandi forze della fisica e della chimica.
Noi.
Ecco, vedete, io penso che anche il primo non credente sulla faccia della Terra non possa non convenire che noi abbiamo qualcosa in più delle pietre. È vero, l'amore, la tristezza, la gioia, l'intelligenza sono il risultato di complesse reazioni chimiche, l'effetto finale di una catena di elaborazione che parte dai sensi e arriva al cervello; ma non tutto può risolversi in una manciata di elementi. Gli uomini sono capaci di modellare ed adattare il mondo ai propri utilizzi, è "misura di tutte le cose" per dirla alla Protagora, è capace di scegliere, ha il libero arbitrio ma, soprattutto, ha quelli che gli anglosassoni definiscono, con un termine meraviglioso,  "feelings".

martedì 8 ottobre 2013

Un disordine che dura una vita

E anche quest'anno l'estate è finita.
Eh si, per me l'estate finisce quanto torno dall'Albania. Sono nato a Durazzo e da più di venti anni vivo in Italia. 
Una volta, quando frequentavo le scuole elementari e medie, si trascorreva l'intera estate in Albania e la si riteneva conclusa quando si faceva ritorno in Italia, giusto qualche giorno prima la riapertura delle scuole. Col passare degli anni, a causa degli impegni crescenti, abbiamo iniziato ad andare ogni due anni, poi ogni tre.. e così via. Questa volta vi ho fatto ritorno dopo ben cinque anni.
In questo post voglio condividere la riscoperta di questo Paese  poco conosciuto, se non tramite pregiudizi che si son imposti nell'arco degli ultimi trent'anni e che tendono a considerarlo come un luogo quasi da terzo mondo, privo di ogni possibile attrazione. Questo fatto è dimostrato anche dalla domanda che ci ha posto un tizio alla dogana mentre si andava in Albania. In macchina eravamo cinque (Io, i miei genitori, mia sorella ed il compagno). Con le nostre cinque Carte d'Identità in mano il tizio chiede: "Cosa vanno a fare cinque italiani in Albania?" e babbo col sorriso: "Una gita." Il tizio lo guarda e si mette a ridere: "Ahahahah. Una gita in Albania."
Posso assicurare che, se si visita questo paese privi di pregiudizi, ne verrà fuori un viaggio unico ed irripetibile e non si potrà far altro che salutare l'Albania con una piccola lacrima pronta a scendere da ambo gli occhi.
Le cose che possono colpire uno straniero appena sbarcato in Albania sono più o meno infinite. 
Nelle grandi città, come Tirana e Durazzo, si rimane frastornati dal rumore del traffico. Non esiste Codice della strada. Non si ha il concetto di rotonda. Non si ha il concetto di "precedenza". Questa parola non esiste. Se ci si ferma per far attraversare la strada ai pedoni sulle striscie pedonali quelli dietro attaccheranno il loro palmo sul loro clacson. Le rotonde a Tirana sono incommentabili. Diventa una guerra entrarne ed uscirne. Le macchine ti tagliano la via da destra e da sinistra. Si sentono solo i clacson. Quando ne esci tiri un sospiro di sollievo e rilassi tutti i muscoli della schiena. Provoca molta più adrenalina l'attraversamento di una rotonda in Albania che il Katun a Mirabilandia.
La strada che collega Durazzo a Tirana viene chiamata Autostrada. Il problema è che in questa "Autostrada", dove si cammina per davvero, puoi trovare persone che passeggiano a bordo strada, carrozze trainate da cavalli, trattori, mucche, cinquantini.. e persino un gruppo di ciclisti. Tutte le considerazioni su traffico e la viabilità possono essere superate solo in un modo: spegnendo il cervello. Non bisogna ragionare e chiedersi il perchè di tante manovre insensate ed contro ogni codice. Le statistiche dicono che gli incidenti vedono prevalentemente coinvolti stranieri. E grazie! Se ti fermi sulle striscie pedonali e al semaforo puoi rischiare di essere tamponato perche quello dietro non concepisce proprio che te possa fermarti per far attraversare un povero pedone. Se stai percorrendo la rotonda e non fai attenzione (come è giusto che sia perchè chi è immesso nella rotonda ha la precedenza) alle macchine che arrivano, vieni colpito in pieno.
Quindi, prima regola, guidare come fanno tutti gli altri.
Per non parlare poi dei cavi elettrici. Ad un palo della luce sono attaccati almeno un centinaio di cavi, la cui densità fa pensare che quella strada sia attraversata contemporaneamente da centodifferenti linee di filobus.
Forti emicranie ed un senso di disordine e di caos ti colpiscono quando osservi i palazzi delle città. Si possono tranquillamente trovare palazzoni di venti piani e lussuosi centri commerciali sovrastare cadenti case secolari. A partire dagli anni '90 c'è una stata un'edificazione spaventosa, spesso senza criterio e senza ordine. In molti casi, le persone hanno provveduto da se ad aggiungere un pezzo al loro palazzo, occupando magari il marciapiede, oppure costruendo balconi in vie strettissime, sino a trovare casi in cui due balconi di due palazzi separati da una via arrivano quasi a sfiorarsi.
Un altro aspetto che colpisce immediatamente lo straniero è l'amore del popolo albanese per le macchine di grossa cilindrata. Son convinto che l'Albania sia il luogo ultimo di tutte le Mercedes del mondo. Sette/otto macchine su dieci sono Mercedes.
Quelli appena elencati, sono solo alcuni degli aspetti che attirano immediatamente l'attenzione dello straniero.
Per capire l'indole ed il carattere degli albanesi occorre ovviamente vivere per le vie ed osservare le persone.
Se entri in una delle moltissime sale biliardo sparse per la città osserverai sempre, oltre alle nuvole di fumo, uomini che discutono animatamente. Quando si gioca, a qualsiasi cosa, carte, biliardo, calcio, scacchi, ping-pong... la discussione è sempre lì pronta a scoppiare. L'albanese non accetta di perdere, è molto competitivo. Quando si gioca non esiste la parola "Amicizia". Si discute animatamente, ci si attacca ad ogni possibile errore dell'avversario. Finita la partita ed abbandonata la sala da biliardo, si ritorno amici. Ho trascorso la mia vita ad osservare il mio babbo discutere animatamente con i suoi migliori amici. "Hai toccato la pallina con la maglia, il tuo tiro è nullo" (se giocano a biliardo). "Hai battuto cercando di nascondere la pallina con la mano sinistra" (se giocano a ping-pong). "Se hai toccato quella pedina la devi spostare, non mi interessa che stavi solo ragionando" (se giocano a scacchi).
Gli albanesi parlano tranquillamente tre o quattro lingue. Non cercate di parlare italiano per non farvi capire, perché non esiste albanese che non sappia parlare italiano. Lì, grazie alla parabola, si guarda la tv italiana. 
Il compagno di mia sorella è rimasto sbalordito perché tutti i miei parenti, da più piccoli ai nonni e zii ottantenni, parlano perfettamente italiano.
Sono rimasto sbalordito quando nella città di Kruja, la città natale dell'eroe nazionale albanese Giorgio Castriota Scanderberg, un signore molto anziano, che ipotizzo potesse avere almeno ottant'anni, si è rivolto a me in inglese, credendomi forse anglosassone. E pensare che in Italia l'inglese è spesso visto come una lingua molto difficile da imparare anche dopo anni e anni di studio. Da premettere che, una cosa che ci aveva sconvolti tutti, mentre si andava nella città di Kruja, era stata la visione di un tavolo da biliardo in mezzo alla strada, a cielo aperto, con le persone che vi giocavano tranquillamente mentre il traffico impazzava attorno a loro.
Un altro aspetto che si coglie dopo qualche giorno che si gira, è l'enorme cordialità ed ospitalità delle persone. Tutti, tassisti, baristi, camerieri... oltre ai normali saluti, ti chiedono come stai. E lo fanno col sorriso.
La cordialità è disarmante. Per non parlare della correttezza. 
Insomma, in Albania si può assistere a tutto ed al contrario di tutto. Vengono raggiunti gli eccessi in ogni aspetto della vita quotidiana. L'importante è chiedersi il perché di tali comportamenti. Quando non capisco il perché di molte scelte o di modi di vivere delle persone locali cerco sempre di contestualizzare ricordandomi che l'Albania esce da una dittatura durata decenni, che ha lasciato il popolo povero e senza un soldo, senza macchine e senza case, quindi comprendo il perché di macchine da centinaia di migliaia di Euro e di ville ultra appariscenti.
L'aspetto forse meno conosciuto dell'Albania è la sua maestosità ambientale. Si può tranquillamente confondere una località balneare del sud dell'Albania con una spiaggia Tropicale. Ci sono laghi e fiumi bellissimi. L'Albania, prima che nelle sue città, va scoperta nei suoi paesaggi naturali.
Per un'intera settimana ho chiesto al compagno di mia sorella cosa pensasse dell'Albania, visto che è stato il suo primo viaggio. Non mi ha mai risposto. Lo posso capire. Lo posso capire perchè io stesso, che ci sono nato, non ho un'idea ben chiara. Sono combattuto tra il caos delle città ed il sorriso e l'animo buono delle persone, tra gli splendidi paesaggi naturali e i bruttissimi palazzoni costruiti sino in riva al mare.
L'Albania va scoperta. E per scoprirla posso assicurare che non occorrono nemmeno tanti soldi.
Forse una mezza risposta il compagno di mia sorella me l'ha fornita. L'ultimo giorno di permanenza in Albania, siamo andati al cimitero a trovare i miei due nonni. Il cimitero è un caos. Colline intere di lapidi. C'è un viale principale che separa musulmani e cristiani. Dopo aver impiegato quaranta minuti per trovare la tomba del nonno il compagno di mia sorella dice: "praticamente in questo paese nasci e muori nel disordine" visto che non avevamo alcun criterio e modo di cercare la tomba rapidamente, ma solo passandole in rassegna tutte.
Forse è vero, una delle parole che viene in mente visitando l'Albania è "disordine". La mia convinzione è che dopo decenni di massimo ordine, massimo inquadramento e controllo da parte della dittatura, tutti uguali, tutte le case uguali, persino tutti i mobili nelle case erano uguali, tutto dello stato e nulla privato... le persone in questo stato non vogliano sentire parlare di ordine almeno per qualche anno ancora. 
In quel caos di lapidi però, Il Lago dei Cigni di Tchaikovsky, suonato a massimo volume dal mio cellulare appoggiato sulla lapide del nonno, deve aver riportato un pò di pace e di ordine.
Chissà quante volte il nonno, da dietro le quinte del suo teatro, deve aver visto e sentito il Lago dei cigni. E chissà quanti aneddoti avrebbe potuto raccontarmi di quegli anni. Mentre mia sorella e mia mamma si commuovevano guardando la foto del nonno, io sorridevo, perché ero felice di esser lì e di aver fatto riascoltare questa grande opera al nonno e non riuscivo ad esser triste, ma solo felice.




Giorgio Castriota Scanderbeg