venerdì 11 ottobre 2013

Siamo fatti della stessa materia... (?)

Questa settimana ho avuto la fortuna di ascoltare una persona di grandissima cultura e che stimo molto per la preparazione che ha, ma non per le sue idee. Il passaggio  che più di tanti altri mi ha portato a riflettere è allo stesso tempo il fondamento di tutte le idee degli atei e materialisti del mondo: noi siamo materia. 
La nostra vita è solo una catena, una unione incredibile di spirali, una mera congiunzione dei 90 e passa elementi mendeleeviani. L'universo, la terra, le stelle, le piante, noi, gli animali siamo uguali, il risultato dell'interazione delle grandi forze della fisica e della chimica.
Noi.
Ecco, vedete, io penso che anche il primo non credente sulla faccia della Terra non possa non convenire che noi abbiamo qualcosa in più delle pietre. È vero, l'amore, la tristezza, la gioia, l'intelligenza sono il risultato di complesse reazioni chimiche, l'effetto finale di una catena di elaborazione che parte dai sensi e arriva al cervello; ma non tutto può risolversi in una manciata di elementi. Gli uomini sono capaci di modellare ed adattare il mondo ai propri utilizzi, è "misura di tutte le cose" per dirla alla Protagora, è capace di scegliere, ha il libero arbitrio ma, soprattutto, ha quelli che gli anglosassoni definiscono, con un termine meraviglioso,  "feelings".
Feelings.
Sentite che suono. Non "sentimenti", termine con troppe t per sembrare dolce, ma un termine che sembra sfiorarti, con la delicatezza di una foglia che ti sfiora il braccio, di una carezza che tira indietro i capelli. È vero che anche la rabbia rientra nei sentimenti,  ma io sono un romanticone e mi prendo solo il buono! I sentimenti sono la manifestazione che in noi c'è ben oltre che semplice chimica. Ovviamente lungi da me credere ad una rappresentazione del fantasmino-anima, sarebbe quasi come credere ad Adamo ed Eva, però sono della dottrina degli spiritualisti. Noi abbiamo qualcosa ci permette di ragionare, imparare, scegliere, giudicare e addirittura far esistere perché,  riprendendo le grandi dispute del XIX-XX secolo, tutto ciò che ci circonda non potremmo dire se esiste o meno finché non cade sotto i nostri sensi.
I sensi. Ecco un altro termine che mi piace. La morbidezza di un sibilo, il languore di uno sguardo, il brivido di una carezza... I sensi permettono all'insieme di molecole che siamo di scambiare informazioni con l'insieme di molecole che sono, e di imparare, e di scegliere. Scegliere. 
Noi siamo scelta. Noi possiamo attrarci e sbagliare, le calamite no. Noi possiamo parlarci e arricchirci senza per forza scambiare elettroni. Noi possiamo ferirci senza romperci. Noi possiamo amare il prossimo senza per forza pensare alla riproduzione della specie. Il volere è potere, e questo è alla base della nostra esistenza, il gancio che tiene unita ogni singola spirale di DNA: la voglia, la capacità di  scegliere anche quando vogliamo essere ignavi, la forza di guardare avanti dopo il dolore, l'incredibile tesoro che giorno per giorno si arricchisce della nostra esperienza e che custodiamo nel cuore e nella testa. Noi non possiamo essere solo atomi ben raggruppati. 
Noi non vogliamo essere atomi ben raggruppati. Non vogliamo la certezza che due poli opposti si attraggano e, una volta attaccati, non si separino. Non vogliamo la sicurezza dello scopo, ma la possibilità di scoprire l'effetto e di poterlo cambiare. Vogliamo il disordine che causa un abbraccio, la confusione mentale di un bacio, la rabbia di uno schiaffo, la tenerezza di uno sguardo senza la serotonina, l'endorfina, e chi più ne ha più ne metta. 
E vogliamo il ricordo, la memoria senza dover per forza stabilire i tempi di decadimento, senza che vi sia alcun fenomeno di isteresi a modificarne gli effetti. Perché guardare una foto, ascoltare una canzone, tenere tra le mani un ricordo, sentire un profumo e, perché no, sentire abbaiare abbia lo stesso effetto del momento che rievoca. La calamita che si stacca non ricorda l'altro polo. 
Noi sì.



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