lunedì 5 agosto 2013

Un chiletto di felicità

Questo post è nato già qualche tempo fa, ma altri impegni di scrittura ( e alcuni lettori sanno di cosa parlo ) mi hanno tenuto lontano dallo scriverlo. Oggi, visto che un po’ di tempo ce l’ho, ho deciso di mettere nero su bianco quello che ormai mi gira in testa da più di una settimana.
Tutti noi, chi più chi meno, abbiamo vissuto una parte dei nineties, ossia i favolosi anni ’90. Certo, tutti i decenni sono favolosi: e i favolosi anni ’60 perché c’era la Pavone, e i favolosi ’70 perché c’era il rock, e i favolosi anni ’80 perché si andava a ballare con la camicia con le punte e i pantaloni cipria come John Travolta ( ah, magari fossi nato quel periodo )… e io dico i favolosi anni ’90, anche se devo dire che anche il 2000 non è stato male.
Ecco, in quegli anni noi giovincelli del 1987, come si dice, abbiamo fatto lo sviluppo. Era il periodo in cui si iniziavano a guardare le ragazze, e soprattutto il periodo in cui si guardavano le bellissime attrici e modelle della tv, belle, precise e…magre!
Si dico magre, ma nell’accezione negativa. Era un po’ il periodo in cui si iniziava anche a sentire fortemente parlare dei problemi alimentari, tutto pur di assomigliare a quella modella lì o quella attrice lì. Non sono esperto del settore, non ho mai avuto problemi di quel tipo (no, proprio no!) e non voglio scrivere uno di quei post critici, ma voglio fare una riflessione.
Gli anni ’90 erano anche gli anni dei paparazzi, della privacy a tutti i costi, ed era nella solitudine di una stanza che questi problemi crescevano. Gli amici si vedevano sotto casa, al mare, ma il più delle volte i pasti erano in casa; guai a tirare fuori foto della discoteca, guai a far vedere ai genitori atteggiamenti lontani dalla castità domestica, GUAI!!!!
Bene. I favolosi anni ’90 se ne sono andati ormai da un bel po’. La privacy, probabilmente, con loro.
Finito il periodo dei rullini, delle telecamere con videoregistratore a spalla, finito il silenzio. Smartphone, fotocamere, divertimento, e soprattutto il binomio che io penso sia caratteristico di questa gioventù: social e happy hour.
La mia riflessione nasce dall’osservazione di quelle che definisco “trippette da happy hour”, ossia le pancette che ragazzi e ragazze mostrano al mare (ovviamente non mi riferisco a prominenti epe!), senza aver vergogna di nulla. Vedete, la pancetta è sinonimo di chi prende la vita con leggerezza, di chi sa divertirsi, di chi vive social. Al giorno d’oggi la parola d’ordine è share, ossia condividere. Si esce con gli amici, aperitivo, foto, Instagram, Facebook, Twitter, Google plus e chi più ne ha più ne metta…. L’aspetto più bello del social è che, ormai, si è portati a vivere in branco, fuori da quella prigione che era la camera da letto degli anni ’90, lontano dal riflesso di quello specchio che ogni giorno rifletteva una immagine più bella, ma più brutta; come direbbe un coautore del blog:” se non sei social sei fuori!”, ed è verissimo. Ormai avere Facebook o simili è obbligatorio, e le persone che non pubblicano si pensa siano rinchiuse in qualche eremo su Morrone a flagellarsi con del cilicio, invece che ad ubriacarsi con del Mojito.
Abbiamo trovato la nostra dimensione in uno spazio che di dimensioni non ne ha, e al contempo ne ha infinite: il web. La popolarità che una volta si misurava con il vociferare nei corridoi ora si misura in menzioni su Twitter, in numero di amici su Facebook, in +1. E, in fondo, è bello così.
Le persone non vogliono, e non possono far vedere di essere sole e tristi, non va bene. E così si esce, si cena fuori, si prende lo spritz con rustici che poco importa siano di tre o quattro giorni prima, perché al massimo ci sentiamo male tutti insieme. Si esce a prendere una birra, si va a mangiare a quella sagra piuttosto che a quell’altra, si ride, si scherza, e si mette la pancetta. E, cosa ancora più bella, la fatidica frase “prova costume” ormai non la dicono seriamente nemmeno più i giornali!!!
Io, dico la sincera verità, adoro la trippetta da happy hour, perché alla fine qualifica una persona.
Il palestrato, ad esempio, è quello che spende tutto in prodotti per il proprio corpo, sta 8,9 ore in palestra, e al compleanno ti regala un cronometro, così puoi prendergli i tempi delle prestazioni.
Il ragazzo con la pancetta, o la ragazza con la pancetta, è quella che non si nega l’uscita con gli amici, che si diverte, che se la inviti a cena non fa la tignosa… insomma è social!
Alla fine le nonne avevano ragione a dire di prendere quelle con i fianchi larghi, ma più che per il parto per tutto quello che viene prima ;) .
E poi,  in fondo in fondo, ci interessa qualcosa di quei chiletti di più? Alla fine lo specchio ci serve davvero?
A me sì, per vedere se sono sporco di gelato!
Cheers

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