JUST DO IT.
Questo slogan
pubblicitario, lanciato per la prima volta nel 1988, e traducibile in italiano
in "Fallo e basta", è uno dei più famosi e riconoscibili di sempre.
Con queste semplici tre parole la Nike trasmise un'immagine di impegno,
determinazione e l'ideale americano del "lavorare duramente".
Lo slogan venne
mostrato per la prima volta in un video pubblicitario dove si vede un uomo di
ottant’anni a petto nudo, Walt Stack, mentre corre all'alba sul Golden Gate di
San Francisco.
La telecamera
inquadra il suo volto mentre dice: "Corro per diciassette miglia al
giorno, ogni mattina. La gente mi chiede come faccio a non battere i denti,
d’inverno. Li lascio nell’armadietto".
Qualche giorno fa,
dopo l'assegnazione degli Oscar, la prima cosa cercata su Google al risveglio è
stata "risultati Oscar 2018" e, scorrendo i nomi dei vincitori, ho
visto che Kobe Bryant aveva vinto nella categoria Miglior cortometraggio animato.
Kobe Bryant. Kobe
Bryant? Kobe Bryant???
Ecco, coloro che non
sanno chi sia quest'uomo, sempre se di semplice uomo si tratta, possono andare
a leggere l'elenco dei suoi premi, riconoscimenti, record e, dopo un paio d'ore
di lettura, tornare su questa pagina.
Kobe Bryant è una
delle tre meraviglie dell'era moderna. Le altre due sono il cioccolato e
Michelle Pfeiffer.
Dear Basketball, il
cortometraggio col quale ha vinto, è basato sulla lettera scritta da Kobe
qualche mese prima di ritirarsI dalla sua carriera NBA.
Personalmente non
sono rimasto sorpreso. Kobe, uno dei giocatori di pallacanestro migliori di
tutti i tempi che, cessata la carriera cestistica, fonda una casa di produzione
cinematografica e, appena un anno dopo il ritiro, vince un Oscar. Sono
cresciuto, negli anni dell'adolescenza, con il mito di Bryant, mi sono
affacciato al mondo NBA nei primi anni 2000 in cui egli dominava assieme a
Shaquille O'Neil e di lui ho sempre ammirato, e invidiato, la sua
determinazione, volontà, grinta, competitività e spirito di sacrificio.
Come si lega il JUST
DO IT con Kobe? Egli è stato, e lo è tuttora, uno dei maggiori testimonial
della Nike nel mondo.
Dopo Michael Jordan,
per la Nike, c'è stato Kobe (e poi Federer, Tiger Woods, Lebron James, ecc…).
Kobe l'ha fatto e
basta. Si è ritirato dal basket e si è buttato in un campo totalmente nuovo e
sconosciuto per lui e l'ha fatto al meglio, tanto da ricevere un Oscar. Kobe
l'ha fatto e basta. Sono certo che possa aprire, con la sua determinazione, un
ristorante e vincere una stella Michelin.
Just do it. Tre
parole, un concetto semplice, fondamentale ed eterno. Quanti di noi possono
dire di avere un atteggiamento di questo tipo, ovvero di agire, di farlo e
basta? Certo, non in ogni frangente della nostra vita, ma almeno in quei
momenti che contano.
Magari siamo pieni
di idee, di progetti, di sogni. In pochi casi iniziamo a mettere insieme i
pezzi per poterli raggiungere e costruire. Certe volte non iniziamo nemmeno
perché viviamo nel passato, e siamo pieni di pregiudizi, altre volte perché
temiamo il futuro e quindi siamo timorosi e ansiosi per il risultato. In
conclusione, non facciamo nulla. Poche volte invece può capitare di essere
ispirati dal quel famoso detto latino "Emo fatto 30, famo 31" e di
portare a termine le attività iniziate.
Da qualche mese
seguo un progetto, TAKE ME BACK, fondato da due ragazzi abruzzesi, Antonio e
Andrea.
La loro idea è
semplice, quanto quella del Just do it di Nike. Si definiscono Corrieri
Solidali e hanno, fondamentalmente, ideato un nuovo modo di fare beneficenza.
Take Me Back unisce il viaggio alla solidarietà attraverso una rete mondiale di
corrieri solidali. https://takemeback.eu/en/
I due ragazzi in
questione, un po' come Kobe ha fatto dopo la carriera cestistica, si sono
buttati in un'avventura totalmente diversa dal loro contesto lavorativo e
passato. Hanno avuto questa idea e, ormai da qualche anno, stanno lavorando
duramente per fa si che questo progetto coinvolga, con la sua semplicità e
gioia, sempre più persone.
Sinceramente,
passata l'adolescenza, sono queste le persone che mi ispirano e mi affascinano.
Hanno avuto un'idea
e si sono mossi per realizzarla. Con lo zaino in spalla hanno girato il mondo
(nel loro sito i dettagli dei viaggi, delle località e dei progetti in atto)
portando il sorriso a centinaia di bambini.
Il tutto è stato
raccolto in un film documentario, interamente autoprodotto. Il minuto di
trailer mi ha fatto venire la pelle d'oca.
Il titolo del
documentario è Serendip, da "serendipità", parola che indica la
fortuna di fare felici scoperte per puro caso e di trovare una cosa non cercata
e imprevista mentre se ne stava cercando un'altra. Si potrebbe dire che la
serendipità sia quella cosa che, mentre stai cercando l'ago nel pagliaio, ti
permette di trovare la figlia del contadino.
Questi due ragazzi
hanno realizzato la loro idea. L'hanno fatto e basta. Senza scuse, paure e
pregiudizi. E per questo sono da ammirare tanto quanto Kobe.
Hanno fatto loro
quelle semplici tre parole.
Just do it.
Tre semplici parole.
Take me back.
A questo punto, dopo aver letto tutto d'un fiato questo articolo, devo cercare 3 parole per descrivere il mio apprezzamento all'autore, Marian, uomo speciale.
RispondiElimina❤
Io ti adoro
Sei uno spettacolo
Ti voglio bene
❤
Essere paragonati a Kobe... GRAZIE Marian, non c'è bisogno di aggiungere altro <3
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