domenica 9 aprile 2017

Questione di sintesi

Noi siamo avanti.

Noi siamo troppo avanti.

Noi andiamo alla velocità della luce, pensiamo una frazione di secondo e agiamo.

Noi siamo quelli che in 160 caratteri riassumono una notizia, la generazione della sintesi, quella che utilizza più x o più k, quella che ha trovato nuovi modi di comunicare che, in confronto, l'esperanto è risultato un tentativo più che vano.

Siamo noi, noi che in due punti e una parentesi esprimiamo gioia o tristezza, che mandiamo baci asteriscati e lacrime apostrofate, che facciamo battere un minore ed un 3, che strizziamo l'occhio al punto e virgola.

Siamo noi, siamo l'epoca del "ciaone" e del "fit", del "dress" e del "fan", filosofi del "like" che aprono conversazioni intere come aprono canceletti, con più pollici alti dell'antica Roma e più autoritratti dall'epoca dei mecenati.

Siamo la sintesi perfetta, sappiamo riassumere tutto, sappiamo esprimere tutto.

Ma allora perchè, perchè Mamihlapinatapai?

Perchè una parola così incomprensibile, alla quale in molti risponderebbero "Namastè, alè", mi ha fatto fermare in estasi?

Questa parola, della quale non ero a conoscenza fino a poco fa, ha un significato ben preciso:


"guardarsi reciprocamente negli occhi sperando che l'altra persona faccia qualcosa che entrambi desiderano ardentemente, ma che nessuno dei due vuole fare per primo".


Una parola, questa, appartenente al lessico degli indiani della Terra del Fuoco.

Capite, una popolazione priva di internet, del mobile, dello smart e del fast, che ha un termine per un qualcosa di così preciso e profondo.
Un momento che potrebbe durare un istante come una vita, un turbinio di sentimenti racchiuso in uno sguardo, l'imperfetta meraviglia dell'animo umano, lo spirito del desiderio e della timidezza, il fremito della speranza...

Ammetto la mia ignoranza, non riesco a spiegare il momento ben preciso.


La popolazione Yamana sì.



Noi siamo avanti (?).












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