mercoledì 15 ottobre 2014

Semplice, come Amare

Questa volta il post è un po' più serio, ma sono successe cose che meritano di essere trattate e meritano la giusta evidenza.
Nel Sinodo sulla famiglia ci sono state importanti novità per quello che riguarda questo nucleo fondamentale della società moderna.
Il Cardinale Péter Erdő, Arcivescovo di Esztergom-Budapest, ha tenuto la Relatio post disceptationem ( in pratica un riassunto delle puntate precedenti ai non addetti ai lavori) nella quale si è riferito alle situazioni di divorziati e coppie omosessuali nel panorama ecclesiale.
Un importante passo avanti è stato fatto, anzi direi fondamentale, soprattutto per le persone di cultura che individuano nell'omosessualità non un disturbo, una malattia, bensì una forma di amore e di affetto pari a quella eterosessuale (e badate bene, la discriminazione è puramente lessicale...): le coppie gay vanno assistite e seguite, sono riconosciute all'interno della società e vanno sostenute nelle difficoltà che possono incontrare.
Ora, chiaramente ciò non vuol dire che c'è stata l'apertura alle nozze gay in chiesa (ma, d'altronde, mica le coppie gay chiedono questo), ma già il riconoscimento di una sorta di nucleo familiare, seppur allo stato ancora embrionale, è un passo significativo nella storia della Chiesa.
Così come, nella stessa relatio, il cardinale ha speso belle parole perr i divorziati, da sempre additati da molti come colpevoli di qualcosa di inesistente. Hanno gli stessi diritti di poter partecipare aalla vita religiosa di una comunità, sono persone che hanno sbagliato e per questo vanno accolte ed aiutate al massimo. Qui non si parla di prendere in giro la sacralità di un rito, di un sacramento ( in chiesa ci si può sposare, salvo casi particolari, una sola volta, quindi dalla seconda è l'istituzione del matrimonio che verrebbe presa in giro, se fosse), ma si parla di situazioni in cui chiunque di noi potrebbe trovarsi: un errore, o una fatalità, che ci porta a dover rompere un legame sancito di fronte ad una entità più grande di noi, la quale ci ha dotato di libero arbitrio e nel contempo di una natura legata a doppio filo al concetto di sopportazione e rispetto.
Bello. Anzi, bellissimo. La famiglia 3.0, quella fondata sull'amore, sul sentimento e non sulla carnalità della cosa.
Stupendo. Anzi, era ora. L'apertura ai divorziati, a chi sa di aver commesso un errore ma vuole essere riaccolto, e non ci sarebbero motivi per non esserlo. chi vuole risorgere da un evento che, nel bene o nel male, ha segnato la propria vita, ha portato la sofferenza, ha fatto conoscere il proprio limite.
Poi sì, ci sono le eccezioni, ma non sono loro che devono fare la regola, non è la coppia gay esibizionista o piuttosto la Liz Taylor di turno.
E' il vostro figlio, che ha paura di dichiarare e vivere la propria sessualità.
Sono i vostri genitori, che litigano al piano di sopra e ora possono trovare la forza di dire basta ad una sofferenza perpetrata e perdurata, soprattutto nei confronti di chi li ascolta.
E' la vittoria di chi pensa che la Chiesa sia rimasta ancora a 2000 anni fa, di chi pensa ancora agli spergiuri obbligati di Galileo, alle condanne lapidarie delle prostitute.
E' la vittoria di notizie che sono state date di sfuggita alla radio e alla tv, mentre di preti pedofili si iperbolizzano le gesta (condannabili, è vero, ma bisogna mettere in evidenza sia il cattivo sia il buono).
E' la vittoria della semplicità dell'amore, che non deve essere complicato di stupide dissertazioni omofobe. Perchè è solo amore e basta, perchè i sillogismi del rasoio di Occam non sbagliano (quasi) mai.

Bello. Anzi, Vero.