mercoledì 30 aprile 2014

Racconto di un viaggio meraviglioso



Chi di noi non ha WhatsApp? Chi di noi non impazzisce nel leggere i millemila messaggi che arrivano dai vari gruppi?
Io ho un gruppo particolare, si chiama Family Messenger. Vi fanno parte tutti i membri della famiglia allargata: fratelli e sorelle, cugini e cugine, zii e zie, fidanzate, fidanzati, mariti e mogli dei su citati.

Oggi pomeriggio sono stato letteralmente tempestato dai messaggi di mia cugina, A., che ha fatto meravigliosamente morire dal ridere tutti noi componenti della "Family". Non potevo non condividere con voi questo monologo geniale, degno dei più famosi e noti monologhi di Zelig.
Ecco il suo Racconto di un "normale" viaggio Bologna-Pesaro.
Metto insieme tutti i messaggi che ha mandato in un paio d'ore su WhatsApp.



Trenitalia, signori!

Il treno non parte perché la gente non ci entra tutta. Posti pieni, corridoi GREMITI e persone che occupano anche l'ultimo gradino prima della porta. Ci sono persone fuori dalle porte inutilmente in fila. Saturazione massima. Facendo un rapido calcolo rimangono fuori almeno una cinquantina di persone. Fra cui io. Yay!
Ok, io sono salita. Saranno rimaste giù almeno una quarantina di persone, che possiamo già definire "superstiti". Domani le sentirete nelle interviste a Studio Aperto "Che tragedia, povere persone, e pensare che su quel treno ci sarei dovuto essere anche io". La lotta alla  sopravvivenza ha ora inizio.

Ragazzi se non scrivo muoio.
Sono come quelle persone che si perdono in montagna nel bel mezzo di una bufera (seguita da tormenta, seguita da valanga) e se si addormentano muoiono. Ecco, io idem ma per asfissia.

C'è un film che si chiama "Il treno della vita"? Parla dei deportati ebrei durante il nazismo.
Ma no, io per rispetto non farò nessun riferimento a quell'episodio. No, io penserò invece di stare partecipando ad un esperimento di gruppo. "Possono VENTISEI persone [contate] occupare lo spazio ridotto adibito all'uscita di un vagone treno, avendo ciascuna 20 cm cubi di spazio a disposizione?"
Non solo. Quando scenderà il buio e stremata dagli stenti e dalla fame mi addormenterò, allora per la prima volta nella mia vita potrò provare l'esperienza unica dei cavalli che dormono in piedi. Tanto siamo così pressati che non può cadere nessuno.
Passeremo qui l'intera vita e diventeremo tutti una grande famiglia.

Eh ragazzi, mi dispiace abbandonarvi. La natura ha scelto così.
Ma no, funziona benissimo. Vedo già all'orizzonte un controllore cercare di farsi largo fra la folla. Secondo voi se si mettesse a chiedere i biglietti cosa accadrebbe?
A) linciaggio;
B) lancio del controllore da finestrino;
C) provviste di alimenti per i tempi di fame che arriveranno (non fate gli schizzinosi, ad un certo punto il cannibalismo sarà l'unica risorsa di sostentamento);

Vedo già gente guardare con aria famelica il braccio che riesco ancora a muovere per scrivervi. Spero solo che per quando mi verrà decapitato avrò già perso sensibilità anche nella parte superiore del corpo.
Insomma non chiamatemi più Arla, chiamatemi MangiArla.
Quando fra qualche migliaio d'anni gli archeologi ritroveranno i nostri corpi fossilizzati, gli studiosi teorizzeranno che nel 2014 esistessero persone dalla mole immensa composte ciascuna di 26 teste.
La specie d'uomo Trenitalia Trenitalis, più semplicemente e volgarmente nota come Pendolaris.

BUONE NOTIZIE!
Ho fatto la battuta dei 30 centimetri cubi e hanno riso tutti. Forse il mio braccio sarà l'ultimo a salvarsi. Sì, diventerò la regina e la guida spirituale di questa povera gente, simbolo universale di difesa dell'umanità, l'ultimo baluardo alla civiltà civile.
Io e il mio braccio diventeremo più famosi della statua della libertà. Solo che al posto della fiaccola io terrò uno smartphone.
Rivedrò il celebre motto di Giovanna d'Arco in "Chi mi ama non si muova (ma soprattutto non mi mangi)"
"Stay HUNGRY, stay foolish"??? Ma per l'amor del cielo, non sia mai!
E a proposito di Steve Jobs... Iniziano i deliri allucinatori.
La gente sta cercando di mangiare l'iPhone perchè c'è disegnata sopra la mela.
La riserva d'aria sta diminuendo. Ci è rimasto solo un 7% di ossigeno. Vedo strani unicorni che volano. E pony colorati. E sento Eric Clapton che canta "Heaven" e mi pare di intravedere ance Virgilio (beh se non altro finalmente conoscerò Dante).
La mia vita mi scorre tutta davanti e io riesco a pensare ad una cosa soltanto: Ma come mi era venuto, quella volta, di farmi le meches gialle ai capelli?
Ricordatevi che vi ho voluto bene. Portate avanti il family messenger anche quando io non ci sarò più, e cercate di riunirvi tutti quanti almeno una volta l'anno. Addio a tutti.

Sì, le mie disavventure hanno finalmente avuto un termine. Non potendomi dire ancora del tutto salva, scrivo l'ultimo capitolo di questa storia, sia mai che durante il viaggio abbia preso qualche strana malattia da contagio.

Credevo che la cosa difficile fosse rimanere lì in piedi, in mezzo a tutte quelle persone, per due ore di fila. Invece con sommo stupore -e fra indicibili tormenti- ho scoperto che ancora più arduo era l'atto di scendere. Sì perché considerato l'equilibrio precario su cui poggia una simile struttura umana, se fai un passo falso rischi di romperti 2 costole, perforarti un polmone, perdere la vista all'occhio destro, la dignità, la laurea di tua nipote che ha 16 mesi e pure di essere risucchiato da un buco nero (esatto, sui regionali Trenitalia ci sono anche loro). In confronto giocare a Jenga è una passeggiata, fai un viaggio così e quando scendi ti ritrovi il rettore della facoltà di architettura con la pergamena in mano che ti dà una laurea ad honorem.
Happy ending?
No. Perché quando credi che finalmente tutto sia finito e che gli dei arridano al tuo ritorno a casa come fecero con Ulisse dopo vent'anni di peregrinaggio, ecco che devi scegliere: o scendi tu o scende la valigia. Di certo non entrambe.
Ed io, signori, ho scelto LA VITA!
Non vi dico quando sono scesa. Raccolti in me tutto l'entusiasmo e la commozione di quel povero Cristoforo Colombo che ormai da due mesi navigava con le sue tre caravelle (la Nina, la Pina e la Santa Maria) e all'improvviso la vide. Una linea sottile, quasi un miraggio. Forse che si trattasse solo di un sogno? Ebbene no, era proprio lei.
"TERRA!"



La prossima volta che vedete una bella ragazza bionda scrivere incessantemente per due ore sul suo Smartphone, pensate che forse sta componendo un capolavoro comico come questo.

E voi? Raccontateci le vostre avventure.

domenica 27 aprile 2014

Riflessioni

Riporto una piccola parte di un discorso di Benjamin Zander, direttore d'orchestra e famoso oratore.



Ho una definizione di successo. È molto semplice. Non riguarda la ricchezza, la fama e il potere. Dipende da quanti occhi brillano attorno a noi.
Ho un pensiero che esprime quanto quello  che diciamo faccia la differenza.
Le parole che escono dalle nostre labbra. Ho imparato questo da una superstite di Auschwitz, una dei pochi. Arrivò ad Auschwitz quando aveva 15 anni e suo fratello ne aveva  otto. I suoi genitori erano dispersi.
Mi disse:"Eravamo sul treno per Auschwitz e ho notato che mio fratello non aveva le scarpe. E dissi:"Sei così stupido, non riesci nemmeno a non perdere le tue cose! Nel modo in cui una sorella maggiore si rivolge ad un fratello minore".
Purtroppo è stata l'ultima cosa che gli ha detto perché non l'ha mai piu rivisto. Lui non si salvò. 
Così, quando uscì da Auschwitz, fece una promessa. Mi disse:" Uscendo da Auschwitz verso un nuovo inizio, feci una promessa. Promisi che non avrei mai più detto nulla che potesse essere l'ultima di tutta la mia vita"

Non aggiungo nulla.

venerdì 18 aprile 2014

I'm singing in the rain...

Domenica sera sono rimasto affascinato dalle spledide parole pronunciate dall'astronauta italiano Luca Parmitano in una conversazione con Fabio Fazio.
Definirlo "ispirante" è riduttivo.




Ricollegandosi all'intervista precedente al Presidente Napolitano afferma: "Il Presidente ha usato un'espressione che mi ha colpito, ha detto: siamo stati sfiorati dal vento della storia e non ce ne siamo accorti. Io invece sento, adesso in questo momento, che il vento della storia sta soffiando fortissimo.
In Italia c'è un'opportunità straordinaria che è quella di spiegare le ali e farsi trasportare da questo vento della storia ed esserne protagonisti. Credo che ci sia la possibilità di raccontare una storia, una storia di opportunità.
Io sono siciliano, sono nato in quella che viene considerata periferia dell'Europa.
Penso al mio percorso che dalla Sicilia mi ha portato, attraverso l'Italia, attraverso l'Europa, fino allo spazio. L'agenzia spaziale europea non ci sarebbe se non ci fosse l'Europa. Io non ci sarei arrivato senza gli sforzi di tutti gli italiani.

Queste parole sono davvero eccezionali e vanno a calcare quelle pronunciate in un famoso discorso da Albert Einstein: " La crisi è la migliore benedizione che può arrivare a persone e Paesi, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dalle difficoltà nello stesso modo che il giorno nasce dalla notte oscura. E’ dalla crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. [...] Senza crisi non ci sono sfide, e senza sfida la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non ci sono meriti. E’ dalla crisi che affiora il meglio di ciascuno, poiché senza crisi ogni vento è una carezza."

Noi giovani, dovremmo prendere queste parole, di Parmitano e di Einstein, e farne tesoro. Quale insegnamento più grande possono fornirci persone cosi "Immense", che hanno fatto e che faranno la Storia dell'uomo?

Poi Fazio gli chiede: "Che cosa ti manca di più di quei sei mesi nello spazio?"
E Parmitano: "E' una domanda difficilissima.. perché mi manca tutto. Mi manca la vita nello spazio. Lo sguardo privilegiato dell'occhio dell'astronauta è una componente fondamentale della vita di un astronauta in orbita."

 Successivamente Fazio, con le sue domande sempre, a parer mio, curiose e quasi timide col suo modo di porle, ma le stesse che avrei posto ad ognuno dei suoi ospiti, chiede: "Sai cosa mi chiedo? Se uno quando torna può continuare a guardare le cose nello stesso modo oppure è come se ti manca una dimensione, ovvero come aver conosciuto la cosa più dell'Universo e poi non averla più."
Parmitano:"Sicuramente ti cambia, ti cambia la visione, ti cambia il modo di vedere le cose, anche quelle più semplici. Sai qual è la differenza? Vivere in orbita significa vivere anche la cosa più mondana in modo straordinario e qui sulla terra invece, mi sono reso conto che, adesso, guardo la cosa più ordinaria con uno sguardo di straordinarietà. Me ne rendevo conto qualche giorno fa a Houston, guardando una pioggia molto forte. Ho sentito questo rumore scrosciante della pioggia che non sentivo da tempo. Magari questo può non piacere perché uno potrebbe avere voglia di fare una passeggiata... ma nello spazio non c'è, non si può vedere. Dallo spazio vediamo i lampi ma non possiamo sentire nulla."




Quanto è meraviglioso quello che ha detto:"Guardo la cosa più ordinaria con uno sguardo di straordinarietà".

E lì mi sono chiesto: perché l'uomo apprezza maggiormente le cose dopo averle perse? Perchè dobbiamo aspettare di non avere più un Amico, un Amore, una città.. o qualsiasi altra cosa per poterne sentire la mancanza? Non vi capita mai di sentire la mancanza di una persona nonostante ce l'abbiate accanto? A me capita spesso, tutte le volte in cui sono intenzionato a godermi totalmente gli attimi passati con le persone care, perchè so che quando andrò lontano da loro mi mancheranno moltissimo.

Luca Parmitano prosegue poi parlando di quella che rintengo essere la prima caratteristica che distinque l'uomo dagli altri animali, l'essere curiosi.
Alla domanda di Fazio: "Perché dobbiamo mettere i piedi su Marte?"
Parmitano: "Ci sono due motivi. Uno, è nella nostra natura, nella natura dell'esplorazione. A noi non basterà mai avere una foto, noi vogliamo sprofondare i piedi nella sabbia per poi vedere cosa ci sia dietro quel pianeta.
La seconda è più filosofica. Quando noi pensiamo a quello che ha fatto l'uomo nell'arco della sua evoluzione. Noi siamo l'homo sapiens. Abbiamo guardato i pesci ed abbiamo imparato a nuotare, abbiamo guardato gli uccelli e abbiamo imparato a volare nel cielo, poi ad un certo punto ci siamo innalzati al di sopra della natura e siamo andati nello spazio, dove non c'è nulla che ci abbia potuto insegnare a farlo. Questo ci ha fatto superare la nostra condizione e un giorno ci evolveremo in un altro tipo di uomo e andremo lì su Marte a fare quelle foto."

Del resto, come esclama Al Pacino in Profumo di donna: "Se smetti di essere curioso sei bello che morto"


La prossima volta che un acquazzone estivo vi travolgerà, cosa farete? Vi riparete sotto un balcone?

Io no. Ho in mente qualcos'altro...


giovedì 10 aprile 2014

Fregatevene dei fischi

Ieri sera sono andato a vedere dal vivo Modena Vs Macerata, Gara 2 della Semifinale Scudetto di Pallavolo Maschile.

Ad un certo punto della partita è accaduto qualcosa che mi ha letteralmente sconvolto. Un giocatore di Modena schiaccia davvero forte, fortissimo, un giocatore di Macerata riceve ma non riesce ad ammortizzare la palla che schizza velocemente fuori dal campo, diretta letteralmente verso gli spalti. Tutti quanti abbiamo pensato fosse imprendibile, irraggiungibile. Tutti tranne uno. Ivan Zaytsev, schiacciatore di Macerata (squadra ospite quindi), impermeabile alle comuni idee e valutazioni dell'uomo medio, ha effettuato uno scatto pauroso, ha saltato i cartelloni pubblicitari e ha superato le prime due file di spalti... non riuscendo comunque nell'impresa di recuperare la palla.
A questo punto è partito un coro da parte della tifoseria di casa: "Sceemo, Sceemo, Sceemo...".

Sono rimasto letteralmente sconcertato. Non ho capito nulla. Cosa stava accadendo? Ho pensato: "Ma come? Zaytsev, migliore giocatore in campo, tra i più giovani, il più talentuoso, giocatore della Nazionale Italiana, Atleta eccelso... si butta con la massima determinazione, coraggio, umiltà e cattiveria in mezzo agli spalti, incurante della propria salute (perchè poteva farsi davvero male)... è stato l'unico a crederci, l'unico che ha pensato di effettuare una giocata impensabile... ed il pubblico di casa che fa? Lo fischia. Ma dove mi trovo? Ma chi sono questi gorilla che stanno guardando la partita? Dov'è la cultura sportiva? Dov'è l'ammirazione per quella giocata così coraggiosa?"

Ci sono proprio rimasto male. Mi sarei aspettato che le persone si fossero alzate in piedi e l'avessero applaudito. Zaytsev era stato non solo l'unico a fiondarsi per cercare di recuperare la palla ma anche l'unico sfiorato dall'idea che potesse essere possibile. L'unico che aveva avuto il coraggio di crederci intensamente.

Questi gesti andrebbero visti e rivisti perchè sono dei modelli da seguire. Del resto le più grandi azioni e giocate della storia dello sport mondiale sono nate proprio da giocatori che hanno avuto il guizzo, il pensiero di credere di poter realizzare una determinata giocata o manovra, contro ogni previsione o magari legge della fisica (come si dice in gergo sportivo..).
Chi potrà mai dimenticare il sorpasso di Valentino Rossi su Stoner al Cavatappi? Nessuno! Valentino fece una manovra che era impensabile fino a quel momento.

Se, e dico SE, Zaytsev fosse riuscito a recuperare quella palla, saremmo stati testimoni di una giocata storica, forse mai vista prima e che mai si sarebbe ripetuta.

Uno degli insegnamenti dello Sport dovrebbe essere quello di spingerci a migliorare e lavorare duro per superare i nostri limiti. 
Tutti gli sport sono occasioni in cui gli altri esseri umani ci spingono ad eccellere. 

Soltanto coloro che hanno il coraggio di provare qualcosa che gli altri non possono minimamente concepire, possono cambiare il mondo...
...E pazienza se poi vengono fischiati o derisi dalla maggioranza che non apprezza la grandezza ed unicità di un gesto o un'idea.


Nella foto: Denis Rodman, ex giocatore di Pallacanestro, era solito effettuare salvataggi impensabili effettuando voli in mezzo agli spalti



lunedì 7 aprile 2014

06/04/2009

Balla
la luce sopra la testa. 
Si ferma, 
per altri un poco si spegne. 

Cade
quel quadro dal muro portante
di quel soggiorno barocco.
S'infrange in un sordo boato
il vetro, e con esso la tela,
ritratto di vita che c'era.

Batte
il cuore forte e tremante,
e in un attimo i nostri sei gradi
non sembrano poi così tanti.

Dov'era sangue una volta
nuova pelle sicuro s'avrà,
perché in fondo nessuna ferita
è mai mortale davvero.

Ciò che uccide il vivo
È sentirsi il solo morente. 





mercoledì 2 aprile 2014

Disegnate...



Nel mio terzo post voglio raccontarvi una serie di pensieri e di sensazioni che si sono avvicendati nella mia testa qualche giorno fa, mentre ero a lezione. Il professore, nel tentativo di spiegarci un argomento ingegneristico con un esempio concreto, ha detto una di quelle frasi che non sentivo da tempo, specie su un banco di scuola: 

“Disegnate il Sole…”

Da quanto tempo non la sentivo? Da 22 anni? …E per un po’ ho perso il filo della spiegazione, distraendomi sul fatto che era la prima volta dopo anni che ragionavo su come andava disegnato un Sole su un foglio bianco. Le regole “universali” impartite ad un bambino dell’asilo per insegnargli a disegnare un Sole sono: è giallo, è tondo, è grande, dal cerchio escono delle “linee” che si chiamano raggi. Ma un bambino non ha bisogno di queste regole, il Sole lo sa disegnare da sé, magari dando un’occhiata all’amico che sa disegnare di più e l’occhiata la butta solo per farsi un’idea di quanto farlo grande. Perché non sappiamo quanto è grande il Sole. E’ vero che il suo diametro è all’incirca 1,4 miliardi di metri ma voi ve li riuscite ad immaginare tutti questi metri? Io no e vado in difficoltà se un bimbo curioso mi chiede “quanto è grande il Sole?”. Spesso la risposta “è tanto grande” non è sufficiente per la sua età e per la sua intelligenza.
Bene, il Sole mi è venuto brutto; ma soprattutto c’è da dire che l’ho fatto con la penna nera, manco fosse un’eclissi totale. Già, la penna nera. Vi ricordate cosa si usava all’asilo per disegnare il Sole? I colori “a spirito” (o pennarelli) della Giotto, modello Turbo color. Erano bellissimi, sempre freddi, luccicanti e soprattutto liscissimi. Non penso che esistano al mondo dei pennarelli altrettanto lisci. Davano l’impressione di essere sempre nuovi e anche quando non scrivevano più non li volevo buttare mai. Erano belli perché quei colori trasmettevano gioia anche se non venivano usati .


Chi di voi possiede ancora dei colori Giotto? Il giallo funziona ancora? Ecco, immagino che la maggior parte di voi non ce li avrà ma potete imbrogliare usando un evidenziatore (che di sicuro avete nel borsellino). 

E allora vi chiedo una semplice cosa: prendete un foglio e disegnate il Sole :D


   


(disegnatelo finchè non vi sembrerà perfetto, poi mandateci le foto perché siamo curiosi di sapere quanto il Sole vi sembra grande ora che lo siete anche voi) :D   

martedì 1 aprile 2014

La tua vita al tuo polso!

Scegli la frase che più ti rappresenta e noi la incideremo per te!
Sul nuovo bracciale di Imitazione della vita la tua frase più rappresentativa, incisa e consegnata direttamente a casa tua *GRATIS*!
Commenta con il colore del bracciale e la frase che vuoi incisa, ti ricontatteremo per accordarci sulla spedizione!
E' il nostro modo per dirvi grazie, solo un piccolo regalo...