giovedì 19 dicembre 2013

Eau de toi...

Il mondo che ci circonda è qualcosa di straordinario. Colori vivaci che fanno brillare gli occhi, suoni e melodie naturali che sembrano provenire direttamente da un qualche paradiso, la sensazione di robusta durezza di un tronco di albero, la freschezza e la dolcezza di un frutto.
Siamo noi la misura delle cose, tutto è fatto per noi. Ma c’è una sensazione, un senso, un modo di comunicare con il mondo esterno del quale proprio non possiamo fare a meno.
Non ci credete? Bene. Seduti immobili, bocca chiusa, occhi chiusi e mani ben ferme nel tappare le orecchie.

domenica 15 dicembre 2013

Una capra che suona il violino


“Notting Hill, il mio angolo di Londra preferito. C'è il mercato, dove nei giorni feriali si vende ogni genere di frutta e verdura noto all'uomo. La bottega del tatuaggio, con fuori un tizio che si è ubriacato e ora non ricorda perché si è fatto incidere "Sono pazzo di Ken". I parrucchieri radicali, dove tutti quelli che escano sembrano una delle Spice Girl versione i capelli sono miei e me li gestisco io. E poi all'improvviso è il fine settimana, dall'alba centinaia di bancarelle sbucano fuori dal nulla, affollando Portobello Road fino a Notting Hill Gate e dovunque guardi migliaia persone comprano milioni di oggetti di antiquariato, alcuni autentici, altri... non proprio autentici.”

Inizia così la commedia romantica del 1999, Notting Hill, interpretata da Julia Roberts e Hugh Grant.

venerdì 13 dicembre 2013

L'amore al tempo delle emoticon

Tutti, ma proprio tutti, sanno cosa sono gli smiley, o le emoticon. Sono le famose “faccine”, l’unico modo che hanno i giovani d’oggi per usare la punteggiatura in modo pseudo-corretto, e per corretto intendo al fine di generare qualcosa di senso compiuto.
È ormai un qualcosa entrato nel quotidiano, la faccina triste con il punto e virgola e la parentesi, il bacino con l’asterisco sono diventati veri e propri sostituti dell’alfabeto. Espressivi, istantanei, di interpretazione facile se rimaniamo nel girone dei famosi, di quelli che almeno hanno una simbologia riconoscibile per gli occhi. Un compendio di sentimento, il Bignami dell’umano feeling, lo stato d’animo nella sua essenza più sintetica…
Ed ecco che “minore di tre” diventa un cuore, ecco che l’apostrofo che faceva piangere le maestre quando compariva sul “qual è” diventa una lacrima per colpa di un destino già scritto, una parentesi può sorridere o rattristarci peggio di una espressione matematica… Ma può, può un bacio racchiudersi tutto in un asterisco?

giovedì 5 dicembre 2013

Credi a Babbo Natale?

"Com'è difficile capire nel quadro qual è il momento esatto in cui l'imitazione della natura deve fermarsi. Un quadro non è un processo verbale. Quando si tratta di un paesaggio, io amo quei quadri che mi fanno venir voglia di entrarci dentro per andarci a spasso"

Qualche settimana fa sono stato alla mostra temporanea allestita a Torino su Pierre Auguste Renoir. All'ingresso di ogni stanza, o nei corridoi di collegamento tra una stanza e l'altra, vi erano frasi come quella di apertura di questo post.
Avevo avuto la fortuna di poter ammirare i meravigliosi capolavori di Renoir qualche mese prima, visitando la mostra permanente sull'Impressionismo all'interno del Museo D'Orsay a Parigi, quindi questa volta sono stato molto più colpito da queste "perle" sparse qua e là, per non parlare poi di alcune gigantografie in bianco e nero ritraenti il pittore in pose molto semplici, ma così magnetiche da spingermi a soffermarmi maggiormente nella loro visione che in quella dei quadri.
In certi frangenti ho davvero messo le radici, intento com'ero a leggere e contemplare queste frasi e, ogni tanto, ero costretto a tirare fuori lo smartphone per appuntarle, attirando l'attenzione dei dipendenti del museo che pensavano stessi per scattare una foto, oppure delle altre persone che avranno al solito commentato: "Questo viene a vedere Renoir e poi si mette a giocare con lo smartpone".

mercoledì 4 dicembre 2013

Metti una sera a cena...a lume di smartphone!

"Metti una sera a cena", un'opera teatrale di qualche tempo fa tradotta, come spesso accade, anche nella versione cinematografica, e diventato praticamente un motto di quello che potrebbe succedere partendo da qualcosa di semplice come una cena (anche se nel film discorsi morbosi e amori dello stesso genere si susseguono!).
Beh, questo una volta... 
Al giorno d'oggi, nell'era delle torce, chi compra più le candele? E al giorno d'oggi, quando lo svita-avvita di un vano batterie fischia ancora come una volta, quando due manate ben assestate alla pila la fanno ancora ripartire più brillante di prima, basta un quadratino di pochi pixel quadri di area; eh già, le app sui nostri smartphone hanno sostituito davvero tutto! 
Le app...io prima dell'avvento dei vari Galaxy, Optimus, Nexus nella vita di tutti i giorni, al sentir nomi del genere mi sarei riferito alla mia macchina incitandola alla trasformazione e allo schieramento con Bumblebee per paura di una guerra spaziale! E il termine "applicazione" era prerogativa solo delle maestre, della serie "suo figlio è bravo, intelligente, ma manca di applicazione" (alcuni dicevano la famosa frase "è bravo ma non si applica", che al livello scolastico ha la stessa fama del "le faremo sapere" on stage).
E ora?