E rieccoci qui sul blog! Dopo un po’ di silenzio, forse
parzialmente dovuto alla neve che va sciogliendosi e al tempo perso a far
sloggiare qualche pinguino da casa, un nuovo post sta nascendo.
Questa volta prendo spunto da qualcosa che tutti, prima o
poi, proviamo, abbiamo provato o magari proveremo anche fra qualche minuto, e
questo qualcosa è quel rapporto che si instaura fra te e una qualche forma di
finzione televisiva, sia essa un film o una serie tv.
Perché vi scrivo questo? Beh ieri sera ho visto le ultime
due puntate della mia serie tv preferita, e sono state le ultime in assoluto, perché
la produzione ha così annunciato. E a mente fredda, dopo le lacrime versate per
qualcosa e qualcuno che ti hanno accompagnato per cinque anni in qualsiasi
condizione di spazio e tempo, mi sovviene una riflessione.
Vedete, la tv, salvo innovazioni tecnologiche dell’ultim’ora,
è una scatola con un pezzo di vetro, il quale una volta era bombardato da un
fascio elettronico che, tramite interazioni chimiche, creava le immagini. Ad oggi
vi sono sistemi molto più complicati, LED, plasma, LCD,ecc… ma il nucleo
centrale è sempre quello: cambia la tecnologia, ma la tv è sempre
sostanzialmente un pezzo di vetro illuminato.
E dietro a questo pezzo di vetro illuminato c’è un cavo, il
tanto declamato cavo coassiale, che porta il segnale alla tv. E il segnale è
ancora la volta una maratona elettronica che chissà da quanto lontano viene e
che, sostanzialmente, ha origine nel cervello umano. La tv e il cinema sono,
nella loro accezione più pura, delle forme d’arte.
Così come opere di artisti famosi creano quel senso di
partecipazione nella gente quando le si osserva, così fa il cinema, e nel loro
piccolo anche le serie tv. Tu guardi e
sei protagonista, oggi nel 3d sparano e tu ti sposti, nel 2d sparano alla
protagonista e tu piangi. Al di là della parentesi motoria nella visione del
film il risultato è lo stesso: il cinema penetra nell’animo, e ti porta in una
dimensione tutta particolare.
Lasciamo perdere ponti di Einstein Rose, buchi neri o altre
robe alla Hawking: è una dimensione talmente strana da essere difficilmente
descrivibile. È immedesimarsi nelle situazioni, è vedere i personaggi come i
tuoi amici, è ridere con loro, è suggerirgli la prossima mossa, è anticiparli,
è gioire e piangere. Nella fitta trama di un film è invischiarsi anima e corpo
per circa 2 ore, cercando di uscirne vivo e soddisfatto del prezzo del
biglietto.
Ma il film dura 2 ore, e se è una saga può arrivare a 20
ore. Ma una serie tv è diversa.
Spesso i personaggi delle serie tv sono attori che iniziano
lì, o che comunque poco venivano considerati prima di girare quella specifica
serie. E la magia si nasconde proprio in questo. È più semplice per me
immedesimarmi in un ragazzo semplice che in un Brad Pitt, al di là delle mie
rotondità fisiche ;).
La mia serie tv preferita mi ha accompagnato per 5 lunghi
anni, praticamente dall’inizio dell’università, mi ha fatto compagnia al
freddo, in mezzo alla neve. Mi ha fatto gioire ad ogni nuova stagione e
rattristare con una punta di desiderio ad ogni ultimo episodio, con la certezza
che,a spettando un po’, una nuova stagione sarebbe stata lì. Mi ha fatto stare
incollato allo schermo, con la mente a gridare “un’altra e basta” quasi fossi
un bambino che chiede un “vola vola” al proprio papà. Mi ha fatto cambiare la
suoneria del cellulare con la sigla, mi ha fatto addormentare tardi la notte,
mi ha fatto fare il tifo per quel ragazzo semplice che cercava una vita come l’aveva
sempre sognata, per poi accorgersi che in realtà chi l’aveva sognava la sua di
vita.
E in tutto questo io mi innervosivo, mi arrabbiavo, gioivo,
mi commuovevo, provavo praticamente gli stessi sentimenti dei protagonisti, e
mi domandavo come sarebbe vivere così, come loro nella serie.
Mi ha fatto connettere miriadi di volte a ImDb per cercare
riferimenti cinematografici dei nuovi attori che si susseguivano, delle
comparse, per essere pronto a strillare alla puntata successiva che tu quello
lo avevi già visto a qualche parte, come se ti dovesse sentire chissà chi.
È vero, chi leggerà questo post penserà di avere davanti uno
stupido NERD che non ha niente da fare che guardare serie tv, e prenderò questo
come un complimento perché spesso dalle serie tv si può imparare.
Si impara che è bello cercare di realizzare i propri sogni e
i propri desideri, che nulla è irraggiungibile, che nelle grandi cose la
semplicità è sempre la regina, che è bello distinguersi dalla norma. Si impara
che anche la reginetta del ballo può innamorarsi del primo della classe,che
ogni volta che qualcosa sembra risolto c’è un nuovo cattivo pronto a darti
battaglia nella stagione successiva, ma che il bene e l’amore alla fine
trionfano sempre.
Avete indovinato quale serie è? Gli indizi sono nascosti nel
post, (e anche nel titolo, che non è una dichiarazione di guerra alle serie tv, anzi...) e spero di avervi invogliato a vederla come è stato con la mia ragazza,
che si è innamorata tanto di questa serie.
Vi lascio con la sigla di questa serie tv, perché in realtà
è come lasciarvi con un pezzo di me, per imparare a conoscermi di più anche
attraverso i miei gusti, oltre che con i miei post.
Goodbye.